mercoledì 28 dicembre 2016

ORFANI DELLA CULTURA DI MASSA. P. DI STEFANO, Ecco un perché dei tanti lutti eccellenti di questo 2016, CORRIERE DELLA SERA, 28 dicembre 2016

(...) Ora appunto sappiamo, grazie a un’indagine della Bbc, che non era solo un’impressione. È proprio vero che tanti miti, nel 2016, ci hanno lasciati: più che negli anni precedenti. Miti di ieri, rimasti miti d’oggi e destinati a sopravvivere nella memoria dei posteri. Nick Serpell, editorialista degli obituaries , attribuisce questo incremento di celebrità defunte al volano di popolarità rappresentato dalla televisione e dalla musica pop: due impareggiabili moltiplicatori di fama.

martedì 27 dicembre 2016

MUSICA EMPATIA AUTISMO. REDAZIONE, Dimmi che musica ami e ti dirò come pensi, LE SCIENZE, 23 luglio 2015

Le preferenze musicali non sono solo l'espressione  di inclinazioni e scelte estetiche, ma riflettono, almeno in parte, gli stili cognitivi delle persone. La scoperta è di un gruppo di ricercatori del laboratorio dell'Università di Cambridge diretto da Simon Baron-Cohen, che illustrano la loro ricerca in un articolo pubblicato su “PLoS One”.

NARRAZIONE EMPATIA E TEORIA DELLA MENTE. REDAZIONE, L'importanza dei romanzi per l'empatia e lo sviluppo sociale, LE SCIENZE, 22 luglio 2016

La finzione narrativa – soprattutto quella letteraria, ma anche quella cinematografica – stimola l'empatia e lo sviluppo umano: esplorando la vita interiore dei personaggi, i lettori possono formarsi idee su emozioni, motivazioni e idee degli altri, ben al di là di quanto è scritto sulla pagina o rappresentato sullo schermo. E' questa la conclusione a cui è giunto Keith Oatley, dell'Università di Toronto in un articolo pubblicato su “Trends in Cognitive Sciences” in cui fa il punto sui risultati di una serie di recenti studi sui rapporti fra narrazione e stato mentale.

NEUROSCIENZE E CREATIVITA'. REDAZIONE, Stessi geni per creatività e disturbi mentali, LE SCIENZE, 8 giugno 2015

La creatività e alcuni disturbi psichiatrici condividono le stesse radici genetiche: è quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista “Nature Neuroscience” da Kari Stefansson, dell'Università di Amsterdam, e colleghi di una collaborazione internazionale.

NEUROSCIENZE E DISLESSIA. REDAZIONE, Un aiuto per i dislessici, LE SCIENZE, 3 novembre 2004

Una nuova ricerca dimostra che impartendo nozioni di fonetica si può effettivamente modificare l’attività cerebrale negli adulti che soffrono di dislessia, migliorando in modo significativo la capacità di lettura. Lo studio, una collaborazione fra scienziati del Wake Forest University Baptist Medical Center e del Medical Center dell’Università di Georgetown, è stato pubblicato sulla rivista “Neuron”. 

NEUROSCIENZE E DISLESSIA. REDAZIONE, La difficoltà percettiva del dislessico, LE SCIENZE, 22 dicembre 2016

Nelle persone che soffrono di dislessia c'è un meccanismo di percezione sensoriale di base che opera in modo meno efficiente. Più precisamente, si tratta di un ritardo nell'adattamento cerebrale ai rapidi cambiamenti negli stimoli sensoriali. La scoperta è di un gruppo di  neuroscienziati del MIT e Boston University che firmano un articolo su "Neuron".

COSTUME CANZONI MUSICA POP. LA MORTE DI G. MICHAEL. M. PANARARI, L’insostenibile leggerezza dell’impegno sociale negli anni dell’edonismo, LA STAMPA, 27 dicembre 2016

Ci sono almeno due George Michael (o, forse, anche di più). E il «secondo Michael», quello meno conosciuto - ovvero l’artista «impegnato» - sembrerebbe quasi l’altra faccia della medaglia rispetto al cantante che è esploso, diventando una star, negli Anni 80. Ma a ben guardare, anche il «secondo George» reca, in maniera inequivocabile, i segni di quel decennio che ha reso l’impegno dei musicisti qualcosa di profondamente diverso dal modello dell’artista-intellettuale organico degli Anni 50 e 60 e da quello del cantautore di sinistra (o «del movimento») dei Settanta.  

sabato 24 dicembre 2016

STUDENTI DI MEDICINA E DEPRESSIONE. N. PANCIERA, Studenti di Medicina: uno su tre è depresso, ecco perché, LA STAMPA, 9 dicembre 2016

Il rischio di burn-out per i camici bianchi, si sa, è piuttosto elevato. A soffrire di stress e depressione, però, è anche chi si sta preparando a svolgere la professione medica: gli studenti universitari. Umore nero e stanchezza, depressione e pensieri di suicidio interessano una grande percentuale di futuri medici, come mostra un’analisi di 167 studi trasversali e 16 longitudinali condotti tra il 1982 e il 2015 in 43 paesi per un totale di 129mila studenti universitari. La revisione è apparsa sulla rivista Jama Internal Medicine, che lancia una nuova serie «Physician Work Environment and Well-being» sulla vita lavorativa e il benessere professionale dei medici e il loro legame con la qualità delle cure.

DEPRESSIONE E FARMACI. S. MASSARELLI, Antidepressivi, chi ne ha più bisogno non li usa, LA STAMPA, 23 dicembre 2016

C’è una stretta relazione che lega l’efficacia dei farmaci antidepressivi alla gravità del disturbo: tanto più la depressione è grave e tanto più il farmaco risulta efficace. Al contrario, nei casi di depressione lieve la loro efficacia si equivale a quella di una psicoterapia. Eppure i dati italiani sul consumo di antidepressivi mostrano una totale discrepanza rispetto a questa evidenza clinica: soltanto una persona su tre che realmente necessita di una terapia ne fa uso, mentre si moltiplicano le prescrizioni in chi soffre di stati di depressione di lieve entità o nei semplici stati di tristezza, che niente hanno a che vedere con la depressione clinica. A sottolineare questo aspetto è Claudio Mencacci, Presidente della Società Italiana di Psichiatria (SIP).  

PSICOLOGIA DEPRESSIONE. XMAS BLUES. MALINCONIA DA VACANZA. V. ARCOVIO, Ecco perché le feste possono mandarti in depressione: i rimedi per uscire dal disagio, LA STAMPA, 21 dicembre 2016

Gli addobbi dell’albero, le luci colorate, i pacchi regalo, le recite dei figli, i film e le canzoni tipiche del Natale. Per molti questo è il periodo più bello dell’anno. Ma per molti altri questa atmosfera natalizia intristisce e immalinconisce. E’ quella che gli esperti chiamano «Christmas Blues» o più semplicemente «depressione natalizia». Sembra qualcosa di inspiegabile, ma lo è solo apparentemente. Perché c’è una base scientifica a questo malessere emotivo e a spiegarcelo è lo psichiatra Michele Cucchi, direttore sanitario del Centro Medico Santagostino di Milano. 

ANTROPOLOGIA. AMAZZONIA E ULTIMI GRUPPI DI COMUN ITA' INDIGENE. S. GANDOLFI, La tribù svelata nel cuore dell’Amazzonia segreta, CORRIERE DELLA SERA, 23 dicembre 2016

Sono isolati, «incontattati», non stupidi: sanno che là fuori ci sono altre civiltà. Ma quando in cielo è apparso quell’enorme uccello meccanico hanno temuto il peggio e si sono difesi nell’unico modo che conoscono, lanciando frecce. Uno sciame di frecce, per sette lunghissimi minuti, contro l’elicottero che sorvolava il loro villaggio mentre il fotografo a bordo, Ricardo Stuckert, catturava queste incredibili immagini.


SCUOLA IN ITALIA. LA SCUOLA REALE DOPO LA RIFORMA RENZIANA. E. REBUFFATA, IL MANIFESTO, 21 dicembre 2016

http://kikukula5.blogspot.it/2016/12/la-buona-scuola-la-scuola-reale-dopo-la.html

venerdì 9 dicembre 2016

UNIVERSITA' ITALIANA DI PRESTIGIO. G. FREGONARA, Università, tre anni e poi un test La laurea triennale senza tesi, CORRIERE DELLA SERA, 8 dicembre 2016

A Bologna hanno scelto la soluzione più radicale: via la «prova finale» per la laurea triennale, quella che un tempo era la tesi. Nel corso di Economia, mercati e istituzioni si fa invece un esame finale uguale per tutti e così si diventa dottori. Vantaggi: velocità, risparmio di tempo e di risorse sia per gli studenti che per l’università, fine di tesine striminzite e sempre più scopiazzate. Un’unica cerimonia di proclamazione una volta l’anno corona la prima tappa del percorso universitario in attesa di quella che ormai è considerata l’unica vera laurea, quella specialistica. Svantaggi: niente solennità a fine studi (per chi non continua con la laurea specialistica) e ufficiale ammissione che i primi tre anni di università non sono una laurea vera e propria.

mercoledì 7 dicembre 2016

ANTROPOLOGIA DELLA POLITICA. F. Q., Renzi, antropologa Signorelli: “Sua famiglia emblema della peggiore piccola borghesia assatanata per il potere”, IL FATTO QUOTIDIANO, 9 agosto 2016

La famiglia Renzi socio-antropologicamente è un caso abbastanza rappresentativo ed emblematico della piccola borghesia clientelare e scalatrice italiana. O meglio: è rappresentativa della parte peggiore di quella piccola borghesia“. Sono le caustiche parole dell’antropologa Amalia Signorelli, ospite de L’aria D’Estate (La7), a proposito della famiglia di Matteo Renzi. “Ci hanno fatto assistere a una scena grottesca” – continua – “Prima esistevano delle piccole virtù chiamate ‘discrezione’, ‘pudore’, ‘saper farsi da parte quando arriva il momento’. Non mi piace questo assatanamento per il potere. Ma io dico a Renzi: Vergognati. C’hai potere in tutta Italia. Se tuoi padre non sa che fare e si vuole divertire in qualche modo, compragli un cane“. E chiosa: “Da queste persone ai quali si danno stipendi di stralusso, aerei personali per fare lo show a Rio De Janeiro, vantaggi di ogni genere, bisognerebbe avere almeno un po’ di discrezione e di buon gusto, se non di onestà. Qui chiedere l’onestà è effettivamente una esagerazione”

PSICOLOGIA. DEPRESSIONE IN AUMENTO. E. MELI, La depressione si diffonde sempre di più, sette regole (più una) per combatterla, CORRIERE DELLA SERA, 7 dicembre 2016

Oltre quattro milioni di italiani lottano contro la depressione. In maggioranza si tratta di donne, perché il sesso femminile ha un rischio doppio di sviluppare la patologia, e la diffusione è in continua crescita anche per colpa della crisi economica: negli ultimi dieci anni la salute mentale è peggiorata soprattutto fra i giovani con meno di 34 anni e gli adulti fra i 45 e i 55 anni, che fanno i conti con le difficoltà sul posto di lavoro e nella gestione della famiglia. La depressione comporta costi personali e sociali elevatissimi, ecco perché la Società Italiana di Psichiatria ha da poco pubblicato un documento in cui stila le regole per combatterla, pensate per pazienti e familiari ma anche per i medici.

martedì 6 dicembre 2016

LETTERATURA POSTCOLONIALE. M. MELLINO, Il perenne gioco al massacro di «separare l’umanità». Recensione a 'Necropolitica' di A. Mbembe, IL MANIFESTO, 6 dicembre 2016

Tra le «geografie della crisi» che l’Europa ci sta riconsegnando da due anni ve n’è una di particolare interesse. Questa geografia della crisi è andata materializzandosi a partire dal suo addensamento in alcuni specifici «punti nodali»: identificare la sua costituzione materiale – gli snodi e i rapporti che ne disegnano un suo particolare contorno – può essere un buon primo passo per aggiornare un discorso postcoloniale sull’Europa di oggi. I contorni di questa geografia ce li danno, come sempre, alcuni nomi: Atene, Lesvos, Calais, Ventimiglia, Lampedusa, Idomeni, Parigi, Bruxelles, Molenbeek, Como, Brennero, ma anche Brexit, Siria, Turchia e Libia.

venerdì 2 dicembre 2016

ITALIA. RAPPORTO CENSIS 2016. A. ARACHI, Censis, gli italiani senza ottimismo Benestanti ma non vedono il futuro, CORRIERE DELLA SERA, 2 dicembre 2016

Sono moderni salvadanai quelli dove gli italiani conservano soldi che non investono: si è arrivati a oltre 114 miliardi di euro nel 2015, ci dice il Censis, facendoci capire che questa cifra equivale a più del Pil di un Paese come l’Ungheria, una liquidità consistente che però sta ferma e non produce speranze. Ecco perché nel suo rapporto annuale il Censis non esita a riassumere la situazione del nostro Paese in una frase che spiega tutto: l’Italia rentier che non investe sul futuro. Dove rentier sta per «benestante» e il futuro sono però i nostri giovani che hanno redditi più passi del 15% e ricchezza inferiore al 41%. Meglio ancora: i giovani di oggi hanno redditi inferiori del 26,5% rispetto a quelli dei giovani di 25 anni fa, a fronte di una ricchezza degli over 65 che è aumentata del 24,3%.
GUARDA IL VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=06BPDBwJPkg
I CAPITOLI DEL RAPPORTO: http://www.censis.it/5?shadow_evento=121138

giovedì 1 dicembre 2016

DISLESSIA E SCUOLA. N. PENNA, L’uomo che ha inventato il carattere per dislessici, LA STAMPA, 1 dicembre 2016

Avere otto anni e saper leggere appena come un bimbo di cinque, nonostante una grande intelligenza e una spiccata propensione per la musica. Quando il torinese Federico Alfonsetti ha visto per la prima volta il miglior amico del figlio non riuscire a fare i compiti, ha deciso che bisognava fare qualcosa. Ma cosa? «Non si poteva rottamare in quel modo il cervello di un bimbo così intelligente: ho parlato con i genitori e mi hanno spiegato che era dislessico e aveva particolari problemi con la scrittura e la lettura». E lavorando in una casa editrice, non poteva che prendersi a cuore il problema.