martedì 10 febbraio 2015

SESSUALITA' LETTERATURA EROTICA E EMANCIPAZIONE FEMMINILE. C. ZAVATTIERO, Ci siamo emancipate faticando In premio ci rifilano l’infermiera delle 50 sfumature, CORRIERE DELLA SERA, 10 febbraio 2015

Il 12 febbraio esce nelle sale di tutto il mondo l’attesissimo Cinquantasfumature di grigio, film che potrebbe diventare campione d’incassi come l’omonimo libro che ha venduto milioni di copie. Un successo al femminile. È donna l’autrice della trilogia erotica, E.L. James, al secolo Erika Leonard. Donna la regista, Sam Taylor-Johnson che in un’intervista rilasciata al settimanale IO Donna ha spiegato che «questo film racconta la presa di potere di una donna e della sua sessualità». Sentiamoci dunque tutte orgogliose per questo avanzamento nell’arte e verso l’emancipazione. Io non ho letto il libro da cui è stato tratto il film. Associo il termine “trilogia” allaDivina Commedia o ai film di Kieślowski. Una foto di Nicole Minetti seduta su una sdraio in una spiaggia di Miami mentre legge uno dei libri della James con stampato sulle labbra un sorrisino malizioso è valsa una recensione. Non andrò al cinema a vedere il film.


Mi è bastata Kim Kardashian che uscita dalla sala, con le mani fra i capelli, ha cinguettato: «Sooo goood!». Ma lei, Kim, almeno ha avuto il privilegio di un’anteprima privata. Io mi dovrei adattare al buio di una sala presumibilmente piena e osservare assieme ad altri cento, immobile e in silenzio, l’orgasmo rumoroso di una donna legata. Con accanto uno sconosciuto, forse più attento a non farmi sentire le proprie reazioni che al film.
La locandina spagnola, invece, esorta il pubblico a lasciarsi andare.
Il film detiene il record di 12 scene di sesso per un totale di venti minuti. Che significa restare in apnea fra sudori freddi per un quinto del film. Mi sono limitata al trailer: imbarazzante. Non per le scene di sesso, che mancano del tutto, ma per la banalità della storia. Una ragazzina poco più che ventenne, sciatta e insicura, Anastasia Steele, incontra Christian Grey, amministratore delegato, ricchissimo e altrettanto potente che la inizierà aipiaceri (e dolori) del sesso estremo. Cliché e luoghi comuni per lei, ma anche per il protagonista maschile. La fotografia aiuta i personaggi: patinata, fredda nella sua perfezione tecnica. E va bene così: qui non c’è spazio per i sentimenti. Ma poi scopro, leggendo il riassunto del libro, cheAnastasia capisce di avere a che fare con un uomo con problemi e così decide di aiutarlo. Perché lei ovviamente si innamora del pervertito e lo vuole salvare. Mancava proprio la sindrome dell’infermiera.
Questo, secondo la regista, è un film su una donna emancipata.
Eppure i libri della James, corpulenta e fantasiosa ex casalinga inglese, hanno 100 milioni di fan. Io, minoranza assoluta, mi limito a indovinare chi farà parte della schiacciante maggioranza che vedrà il film.
Gli addetti ai lavori. Critici cinematografici, giornalisti esperti di cinema. Anche Aldo Grasso è costretto a vedere L’Isola dei Famosi. Da quel che ne dice, dubito che la guarderebbe spontaneamente.
Gli up-to-date addicted. Sono quel genere di persone che di qualunque cosa si parli in maniera massiccia la devono comprare, vedere, sperimentare.
Escort e autonome imprenditrici del sesso. Pagheranno il biglietto volentieri. Non sia mai che trovino ispirazione da qualche giochino sconosciuto da trasporre poi in pratica. Non è un film che può attirare tutte quelle donne costrette alla prostituzione e a rapporti sadici da uomini perversi e pervertiti. Le pratiche sessuali che già alla fine del Settecento il marchese De Sade ha descritto nei suoi libri, mancando il consenso reciproco, sono violenza sessuale.
Curiosi. Forse la maggioranza. Costituiranno l’entrata principale degli incassi. Sono soggetti che possono avere senso critico. Dunque la loro massiccia presenza non indicherà necessariamente che il film sia di qualità. Inoltre grandi incassi non significano alto gradimento.
Sadici e masochisti reali. Mistero sull’entità numerica dei potenziali spettatori che praticano e subiscono davvero torture, sevizie e altro. Certamente saranno stuzzicati a infilarsi in un cinema per vedere rappresentate sul grande schermo alcune delle loro pratiche segrete.
Sadici e masochisti immaginari. Quelli a cui piacerebbe, ma non osano fare. Quelli per cui il cinema ha il valore catartico di cui parlava Aristotele. Sono i frustrati del sesso. Uomini e donne con problemi affettivi, relazionali e sessuali. Anche di questi è difficile quantificare la cifra, ma sono sicuramente tanti. Perché alla fine, non ha un che di sordido e inquietante, qualcosa che sfiora il patologico, il cercare la condivisione forzata di un privato così privato in un luogo pubblico come un cinema?
Infine va fatta un’altra domanda. Il libro è stato letto da tantissime donne. Cosa cercavano in quelle cinquanta sfumature? Emozioni? Piacere? Sognare di essere la schiava di un uomo, compiacerlo, salvarlo con l’amore che lui non prova? È questo ciò che le moderne ed emancipate donne di oggi desiderano ancora?

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