mercoledì 3 dicembre 2014

EDUCAZIONE E ORIENTAMENTO. A. DE GREGORIO, Un diplomato su due «pentito» della scelta fatta a 14 anni, CORRIERE DELLA SERA, 3 dicembre 2014

Scelte troppo precoci e strade segnate dai contesti familiari di provenienza. Sono queste le ombre che accompagnano il percorso degli studenti delle superiori, monitorati da AlmaDiploma - l’associazione nata da una costola di Almalaurea, (interconsorzio universitario a cui aderiscono 65 atenei) - per tracciare il «Profilo dei Diplomati 2014»: il nuovo strumento che analizza e valuta l’esperienza formativa delle scuole secondarie di secondo grado. I risultati - ricavati da performance di studio, valutazioni sull’esperienza scolastica e intenzioni di quasi 40mila diplomati di 300 scuole, che hanno superato l’esame di Maturità lo scorso luglio - vengono presentati oggi al Convegno sull’autovalutazione, che si svolge al Miur.




Il «Profilo»
«L’orientamento è una delle componenti fondamentali della valutazione delle scuole, in sinergia con le indicazioni della direttiva emanata dal Miur sulle Priorità strategiche del Sistema Nazionale di Valutazione», dice Andrea Cammelli, direttore di AlmaLaurea. Autovalutazione e orientamento gli elementi distintivi del «Profilo dei Diplomati», che risponde alla doppia necessità «di diffondere la cultura della valutazione all’interno della scuola; e di offrire agli studenti una bussola tagliata sulle proprie esigenze». Ed è basato sulla convinzione che «un Paese come il nostro debba dotarsi degli strumenti necessari per evitare di dissipare un bene prezioso come il proprio capitale umano».
L’asse di picche
La premessa da cui parte Cammelli è l’emorragia di giovani che sta vivendo il nostro Paese: una contrazione della popolazione diciannovenne, negli ultimi 30 anni, del 40% (-389mila tra ragazzi e ragazze). «Non è più una piramide, se si deve descrivere con una figura la popolazione in base all’età, ma un asse di picche». Un capitale umano che andrebbe valorizzato, sul quale bisogna investire. Mentre oggi solo il 30% dei 19enni accede agli studi universitari; che, in assenza di una seria politica di diritto allo studio, sono quelli che provengono dai contesti socioculturali più fortunati. Anagrafe, censo, ma anche scelte sbagliate: optando per un liceo, si prende già a 14 anni una decisione che di fatto porta a stare sui libri a lungo (è così per l’86% dei diplomati nei licei classici, l’82% degli scientifici e il 73% dei linguistici). Su 100 diplomati, 54 quelli che intendono iscriversi all’università, 21 pensano di cercare un lavoro, 15 sono incerti sul loro futuro (soprattutto quelli che escono da istituti tecnici, 23%). Ma poi qualcosa non funziona se 15 immatricolati su 100 abbandonano nel corso del primo anno di università.
Il 46% cambierebbe
I nodi non riguardano solo la carriera scolastica, ma il merito della scelta: se tornassero ai tempi dell’iscrizione alla scuola superiore, 46 diplomati su cento cambierebbero indirizzo o scuola. Per studiare materie diverse (41%), prepararsi meglio al mercato del lavoro (21%), studiare materie più attinenti con il successivo percorso universitario (15%). «Colpa di scelte compiute troppo precocemente - dice Cammelli -, quando i condizionamenti familiari e degli amici sono ancora rilevanti. L’organizzazione degli ordinamenti scolastici con un primo biennio comune e il posticipo della scelta di indirizzo a 16 anni potrebbe abbattere questa quota di “pentiti”». Ecco dunque la proposta: ritardare la scelta di due anni, dando nel frattempo basi di conoscenza solide e strumenti per dirigere la propria attenzione su un percorso che sia quello della vita.
Contesto familiare
Il «Profilo dei Diplomati 2014» conferma l’influenza del contesto familiare di provenienza anche sulla scelta del tipo di scuola secondaria superiore. La presenza di diplomati con genitori in possesso di titoli di studio elevati è massima fra i diplomati classici e scientifici (che sono anche quelli con più forte presenza di studenti di estrazione borghese e una sotto rappresentazione dei figli della classe operaia), si riduce fra i tecnici ed è minima fra i professionali.
Le opinioni degli studenti
Il corposo insieme di dati misura un ampio range di elementi che concorrono all’esperienza scolastica: gli studenti hanno espresso un giudizio complessivo su insegnanti, strutture, attività extra. Si dichiarano cioè piuttosto soddisfatti della propria esperienza scolastica (82% «molto» o «moderatamente»); giudicano positivamente gli insegnanti particolarmente per la preparazione e per la disponibilità al dialogo; e molto positivamente i rapporti con gli altri studenti. Meno apprezzati le infrastrutture e alcuni aspetti dell’organizzazione: laboratori, aule e attrezzature sportive; ma anche recupero delle insufficienze, attività extrascolastiche, dotazioni tecnologiche.
Cosa valutare
Giudizi sull’intero servizio che una scuola è chiamata ad offrire, importanti e imprescindibili alla vigilia della sperimentazione della valutazione. Dati che cadono in un momento delicato, in cui si contrappongono due modi diversi di intendere la qualità della scuola. «L’obiettivo di queste indagini - è l’idea di Cammelli - non può essere limitato alle sole medie dei voti delle superiori e ai risultati universitari: essenziale è la riuscita nella vita e le attitudini richieste una volta usciti dai canali formativi». «Una corretta autovalutazione dell’offerta formativa della scuola comporta l’acquisizione di una serie di dati concernenti più aspetti, legati agli esiti di apprendimento e ai processi che concorrono a determinare tali esiti - ha detto il professore Mauro Borsarini, dirigente scolastico del liceo scientifico Righi di Bologna -. La finalità dell’autovalutazione è il miglioramento della scuola attraverso un percorso condiviso che definisce gli obiettivi strategici, li verifica attraverso una serie di indicatori e infine li rendiconta, in forma pubblica e trasparente. Non è utile, oltre che fuorviante, collocare le scuole in graduatorie con l’assegnazione di punteggi, determinati da dati isolati e specifici, mettendole in competizione tra loro, senza dare conto di un intero percorso, del contesto socio-culturale e del valore aggiunto costituito dal fattore istruzione».

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