giovedì 10 luglio 2014

CINEMA E SOCIETA' ITALIANA. S. SILVESTRI, I giochi proibiti della giovane borghesia, IL MANIFESTO, 10 luglio 2014

L'estate sta finendo sin­te­tizza sotto forma di com­me­dia il con­cetto del «son diven­tato grande, lo sai che non mi va» o, come dice il regi­sta, la dif­fi­coltà di assu­mersi le pro­prie respon­sa­bi­lità.


Dopo il suo esor­dio Un altro pia­neta, messa in scena ori­gi­nale, scan­zo­nata e impre­ve­di­bile di una gior­nata sulla spiag­gia di Ostia, nel suo secondo film affronta più di una sfida: più facile infatti distil­lare la comi­cità dall’ambiente pro­le­ta­rio e anche un po’ coatto del primo film, ben più arduo distri­carsi con la bor­ghe­sia, il nemico prin­ci­pale è il cini­smo che può diven­tare insopportabile.
Tanto più se la com­me­dia si tinge a un certo punto di noir e trac­ciare il con­fine potrebbe essere fatale. Tum­mo­lini rie­sce a tenere il ritmo del rac­conto e il gioco dei suoi nume­rosi e bravi attori e rie­sce anche a fare in modo che quel con­fine non diventi bru­tale, ma si man­tiene su un tono leg­gero a dispetto della cru­deltà della sto­ria e di qual­che bat­tuta di troppo.
L’assunzione di respon­sa­bi­lità, quel momento in cui il ragaz­zino diventa adulto è un cavallo di bat­ta­glia dei film dei gio­vani regi­sti di ogni paese, in par­ti­co­lare una costante dei cinea­sti del paesi dell’est di una volta, quando la morte di un amico nel corso della fati­dica gita diven­tava in una lunga serie di esordi, monito e discri­mi­nante tra gio­vi­nezza ed età adulta con suc­ces­siva presa di coscienza. Qui sap­piamo che nes­suno di que­gli uni­ver­si­tari con villa di fami­glia sulla sco­gliera, impe­gnati a nascon­dere il cada­vere di uno del gruppo morto per leg­ge­rezza di tutti, si porrà quel pro­blema, né saranno col­piti da ango­sce esi­sten­ziali o dilemmi morali.
Nel cinema ita­liano è come uscire defi­ni­ti­va­mente anche da un’epoca buia, quella dove le ville al mare erano luogo di ben altra cro­naca nera, ed anche da un’altra epoca pre­ce­dente, gio­care con la com­me­dia ita­liana che sulle vil­lone (quelle stesse dove gli sce­neg­gia­tori si chiu­de­vano a Fre­gene e din­torni a scri­vere) e dei suoi abi­tanti più attem­pati ha costruito decenni di film, forse fino al limite diIn viag­gio con papà di Sordi. «Ho avuto la for­tuna di tro­vare que­sta villa iden­tica a Intrigo inter­na­zio­nale» diceva il regi­sta all’anteprima del film a Pesaro lo scorso anno, «e lo sce­no­grafo — Cri­stian Tara­bor­relli — che ha lavo­rato molto per il tea­tro ci ha per­messo di creare un’atmosfera alla Hitchcock»
La barra del timone resta fis­sata dal regi­sta sul tono di com­me­dia, all’inizio di puro «caz­zeg­gio» da cui Tum­mo­lini sa trarre pre­zio­sità, una «comu­ni­ca­zione di frasi non dette, di sedu­zione, di eser­ci­zio del potere che poi si esprime nella seconda parte». Poi vira al nero, ma nean­che in que­sto caso si prende troppo sul serio, anche nelle situa­zioni più gravi (Tum­mo­lini è uno sce­neg­gia­tore, da Il bagno turco di Ozpe­tek, alla leg­ge­rezza del tocco di una serie tv come Tutti pazzi per amore).
In più ha per i suoi per­so­naggi uno «sguardo non giu­di­cante» come sono pro­pensi a cre­dere i suoi attori, un bel gruppo, tutti gio­vani ma con tanta espe­rienza, Andrea Miglio Risi, star del gio­vane cinema, chi dipo­lato al Cen­tro spe­ri­men­tale (come Ila­ria Gia­chi, Marco Ros­setti), chi al Tea­tro Grassi come Fabio Ghi­doni, chi dan­za­tore di pro­fes­sione come Ste­fano Far­delli (ha lavo­rato anche con Mike Fig­gis), Giu­seppe Tan­tillo che è poi stato nel cast di Via Castel­lana Ban­diera di Emma Dante.
Nina Tor­resi, la sua scuola invece è il set, ha comin­ciato a lavo­rare fin da pic­cola: è Fla­via, che vuole a tutti i costi dimo­strare qual­cosa che non è, sem­bra la più respo­sa­bile, ma il suo è il per­so­nag­gio più ambi­guo. Insomma, bastano gli occhi spa­lan­cati del cada­vere, la pur fug­ge­vole pre­senza di Anto­nio Merone, un solo sguardo di Anto­nello Fas­sari a dare la giu­sta dire­zione al film.

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